Una produzione di nicchia dall’alto valore!

Cos’è il miele?

Dal punto di vista della biologia animale il miele deve essere considerato come un alimento di riserva: solo le api (e pochi altri insetti a loro simili) fanno miele perché solo loro, tra gli animali che si nutrono di nettare e polline, hanno la necessità di accumulare scorte di cibo. Le api sono ingegnose riuscendo a trasformare il cibo fresco dell’estate in un alimento a lunga conservazione.

Come alimento il miele può essere visto come una fonte di zuccheri semplici e per questo è un cibo altamente energetico e dolcificante. In questa categoria è l’unico che non necessita di nessuna trasformazione per arrivare dalla natura alla nostra tavola.

Il ruolo dell’apicoltore

L’apicoltore si limita ad estrarlo e a renderlo disponibile. Per questo, l’apicoltore si può definire il pastore delle api.

L’apicoltore moderno, quindi, si occupa soprattutto di regolare i comportamenti delle api in modo da ottenere il massimo della produzione; si preoccupa di verificare che tutto proceda secondo il suo corso naturale e interviene per ripristinarlo se necessario; prende provvedimenti quando malattie, parassiti o altri nemici naturali delle api le minacciano; si preoccupa di fornire alle api sufficienti risorse per la loro sopravvivenza o per un’abbondante produzione di mieli pregiati trasportando gli alveari nei luoghi delle fioriture e le nutre quando le risorse naturali si rivelano insufficienti.

Il nomadismo, cioè lo spostamento degli alveari dalle aree di svernamento a quelle produttive, è una pratica indispensabile per la produzione moderna e avviene nelle ore notturne, quando tutte le api sono rientrate nell’alveare.

Si definisce malga l’insieme di quattro elementi: il pascolo “passon”, l’abbeveratoio “aip” o “poce da l’aghe”, la stalla “loze” e la casera “casere”.

L’ambiente

Ingrediente necessario per la produzione di miele è un ambiente ricco di fioriture e poco toccato dalle attività umane.

Le piante di interesse apistico della zona pedemontana e montana si dividono equamente tra gli ambienti arborati, boschi e boscaglie e quelli prativi.

Le specie diffuse solo nella fascia montana, rappresentano circa un quarto di tutte quelle presenti.

Alcune specie legnose, come il sorbo montano, vari arbusti quali rododendri, mirtilli, ontano verde, e specie erbacee come Epilobium angustifolium e Cirsium eriophorum sono esclusive delle zone più alte.

Nelle aree montane a quote più basse spesso si ha la presenza di specie con elevato valore apistico (soprattutto tiglio e castagno, ma anche acacia).

Mieli uniflorali e millefiori

UNIFLORALI: mieli che provengono in maniera pressoché esclusiva dal nettare (o dalla melata) di una sola pianta. È possibile ottenerli quando una fioritura è sufficientemente estesa, abbondante e non contemporanea ad altre fioriture importanti.

MILLEFIORI: miele raccolto nel caso di fioriture contemporanee.

La definizione legale del prodotto prevede proprio che al prodotto commercializzato come “miele” non venga aggiunto niente, né tolto niente.

Non deve quindi essere addizionato di nessun ingrediente e non deve essere trattato in maniera da eliminarne alcune componenti.

Mediamente il miele è costituito per circa l’80% da zuccheri diversi, principalmente fruttosio e glucosio; il 17% è la parte acquosa e solo il 3% è rappresentato da sostanze diverse, tra le quali sostanze azotate, sali minerali, acidi organici, polifenoli, sostanze aromatiche.

Alcune specie legnose, come il sorbo montano, vari arbusti quali rododendri, mirtilli, ontano verde, e specie erbacee come Epilobium angustifolium e Cirsium eriophorum sono esclusive delle zone più alte.

Nelle aree montane a quote più basse spesso si ha la presenza di specie con elevato valore apistico (soprattutto tiglio e castagno, ma anche acacia).